Parco di Villa Bazzoni

La storia

La Villa Bazzoni fu costruita nel 1838 su progetto dell’architetto cividalese Giovan Battista de Puppi su una vasta proprietà  di Chiarbola Inferiore che si estendeva fino al crinale del colle di San Vito (A). Il committente fu Gracco Bazzoni (1798-1871), commerciante Lombardo, capostipite di una prestigiosa famiglia; suo figlio Riccardo divenne podestà di Trieste dal 1878 al 1890. I Bazzoni erano molto legati alla Patria e alle simbologie classiche, come si può ammirare da alcuni elementi ritrovati  all’interno del parco.
La villa e le relative foresterie costruite negli anni successivi, furono cenacolo di vari artisti e letterati italiani; fra questi spicca il nome di Giunio Bazzoni, poeta irredentista che partecipò ai moti Milanesi del 1848 le cui opere, per motivi politici, rimasero  inedite. Nella prima metà del ‘900 il parco, ridotto alle attuali dimensioni, venne delimitato da alte mura in mattoni come lo ritroviamo oggi. Nel 1998 la villa, le scuderie e il parco furono acquistati dall’Osservatorio Astronomico di Trieste – INAF che eseguì cospicui lavori di restauro. Nel 2007 l’intero patrimonio  venne riconosciuto un bene monumentale da conservare con specifico decreto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Una parte ampia del parco fu concessa in uso al Comune di Trieste che ha aperto i suoi battenti al pubblico nel 2018.

RICCARDO BAZZONI
Si racconta che il giorno della sua nomina a podestà fu trasportato dai cittadini fino in piazza Grande, attuale piazza Unità d’Italia dove donò agli stessi la rosa rossa che portava all’occhiello.
Per il suo colore particolarmente intenso fu poi denominata Rosa  Bazzoni.

Le sculture

All’interno del parco si possono ammirare due sculture di autori ignoti, eseguite agli inizi del’900. Al centro del giardino formale  domina guardiano il cane levriero con due putti, chiaro  richiamo alla Lupa romana. Inoltrandosi nella parte boschiva verso sud, dove i percorsi tortuosi del parco romantico si alternano agli assi perpendicolari, si scopre  un fauno che trattiene una figura femminile di una ninfa.

Il sistema idrico

Il parco, esposto a nord, è quasi sempre piuttosto umido  e coperto da una fitta vegetazione, grazie al convogliamento delle acque all’interno dello stesso e la  presenza di quattro pozzi. Questi costituivano anche in periodi di siccità l’approvvigionamento per le ville e il giardino stesso; le tipologie erano diverse a seconda dell’epoca di costruzione, (1-4).
La “casetta” invece veniva utilizzata per conservare fresco il vino o altri viveri ed è probabilmente collegata al sistema di convogliamento delle acque sotterranee (5).

Il giardino segreto

Nel cuore del parco si entra in un luogo isolato dal resto, contornato da mura in laterizio (E). Un tempo era utilizzato  quale accessorio di servizio per il giardino stesso; oggi è stato riqualificato in luogo di pace e lettura che racchiude l’essenza di ciò che ogni visitatore potrà respirare mettendosi in ascolto. Osservando la Natura così come il tempo ce l’ha portata,  si scoprirà forse un silenzio-non-silenzio che richiama i nostri sensi e il tempo di ciò che fu e sarà.

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Le specie arboree
Aesculus hippocastanum L.
Acer campestre L.
Celtis australis L.
Cupressus semprevirens L.
Gleditsia triacanthos L.
Sophora japonica L.
Robinia pseudoacacia L.
Tilia platyphyllos Scop.
Populus nigra L.
Platanus acerifolia Willd.
Quercus ilex L.
Quercus suber L.